
"Il pubblico ha finito di cercare nell'arte consolazione e miglioramenti spirituali, ma gli straraffinati, i ricchi, gli oziosi, che da ogni sapienza sogliono trarre l'estrema conclusione, in essa cercano il nuovo, l'inusuale, lo sbalorditivo.Io stesso, dal cubismo in poi, ed oltre, ho accontentato codesti amatori e critici con le varie bizzarrie che mi attraversavano il cervello. E meno mi capivano e più mi ammiravano.Divertendomi, con questo giochetto, con questi scherzi, con questi rompicapi, ghirigori e indovinelli sono diventato celebre, e molto presto. Celebrità significa, per un pittore, vendite, guadagni, patrimonio, ricchezza.Oggi io sono celebre e ricco. Ma quando sono solo con me stesso, non ho il coraggio di ritenermi un artista nel grande e dignitoso senso della parola. Grandi artisti furono Giotto, Tiziano, Rembrandt, Goya... Io sono soltanto un pagliaccio pubblico, che comprende il suo tempo e che ha sfruttato con ogni possibilità l'idiozia, l'avidità e la vanità dei propri contemporanei.Certo la mia confessione è amara e più dolorosa di quanto sembri,ma ha il merito di essere sincera"
Pablo Picasso
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