M’insinuo nello specchio fino all'essenza
Fino all'essenza m’insinuo nello specchio.
Laggiu’, nell'utero dal quale affiorai, imparo il gioco della mia morte:
Chiudere gli occhi. Soffocare come uno sguardo dietro una finestra. Agonizzare. Tentare la fuga. Non essere in grado di fuggire. Fermare i battiti del mio cuore. Esalare l'ultimo respiro. Affidare la mia anima. Dissolvermi come vapore. Prendere coscienza (con la famiglia e i miei cari) della mia morte. Piangere la mia sorte con la famiglia e i miei cari. Osservare il mio cadavere con chi lo osserva. Pregare sul mio cadavere con chi prega. Invocare. Giubilare. Lamentare ad alta voce: "Donna, a chi lasci la tua famiglia? A chi lasci i tuoi figli e i tuoi cari?".
Ancora:
Lavare il mio corpo. Aromatizzarlo, profumarlo e decorarlo con l'henne’. Indossare il mio abito nuziale / abito ferale. Accendere una candela accanto alla mia testa. Giocare con la candela come una bambina. Vegliarmi. Dirigermi verso casa per dirmi addio. Avvolgermi, l'indomani, in un sudario di seta. Riscaldarmi i piedi in candidi calzini (attenzione a non dimenticare i calzini). Stendermi in una bara di legno incisa (che sia colorata: ho sempre amato il legno colorato). Incrociarmi le braccia sul petto (forse no, cosi’ non mi riconosco). Chiudere lentamente il coperchio della bara. Insultare il becchino per il cigolio. Uscire di nuovo. Andare in cucina e tornare con l'ampolla dell'olio. Ungere i cardini dell'involucro. Portare l'ampolla al suo posto, sulla seconda mensola dell'armadio alto, a sinistra. Stendermi di nuovo e chiudere il coperchio. Tremare per un po' nel buio. Abituare i miei occhi all'oscurita’ e l'oscurita’ ai miei occhi. Portare il feretro sulle mie spalle. Incedere lungo il corteo funebre. Accendere al mio passaggio le luci della strada per onorare il mio ricordo. Assistere al mio funerale. Sbadigliare durante la funzione e lamentarmi che sia troppo lunga. Piangere ancora la mia sorte. Chiedere perdono. Dirigermi verso la mia tomba. Svegliare la zappa sopita. Scavare un fosso nella terra. Scavare con piu’ forza e piu’ in profondita’. Seppellire con una corda la bara. Posare dei fiori (preferisco i tulipani gialli). Spargere della terra. Sotterrarmi bene. Ricoprire il fosso e livellare il terreno. Delimitare la mia tomba con una lapide di marmo incisa col mio nome e una frase dell'ultima (prima?) poesia. Porre delle corone di fiori sulla mia tomba (ripeto: preferisco i tulipani gialli).
Ancora:
Tornare a casa, estenuata. Dedicare tre giorni alle condoglianze. Mangiare alla salute della mia anima. Bere del caffe’ nero in onore della mia anima. Portare il lutto per trentatre’ giorni (per cortesia, non di piu’) Decompormi. Essere mangiata dai miei stessi vermi. Svanire. Fare visita alla mia tomba ogni mattina (non troppo presto, mi piace svegliarmi tardi). Cantarmi la buonanotte e chissa’ forse danzare con me stessa per distrarmi. Passare sulle soglie senza essere vista. Competere con me stessa senza essere vista. Tremare senza essere vista. Stare sul muro delle anime, sull'orlo del settimo precipizio, senza cadere.
Ricordare la luce, io, la lontana
Poi ricominciare
cosi’
fino
alla
fine
dello
specchio.
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