Che sdolcinata del cazzo sei. È chiaro che devi provare qualcosa, è innato. Poi se stai lì a rimuginarci troppo arrivi a credere che sia amore. Hai visto cosa succede agli uomini che amano? Perdono l'amore e poi non gli rimane più un cazzo.
-- Charles Bukowski

Marcello Chinca

Posso solo raccontare, lo sai, raccontare è il mio mestiere, giorno su giorno, mese dopo mese, compongo il puzzle di questo mio angusto enigma senza fine, così racconto il fuoco e poi la nostalgia delle passioni, l'avviso di mora ad ogni disillusione, poi le ore nere della resa, la mia è dedizione totale alla parola, per la parola m'arrabbatto ogni giorno, per la quale nuoto dove il mare è più profondo, e ciò perchè la speranza sia ancora per me un barlume, e non inverta mai la rotta sconsolato, per cui mai tradirò la parola che è il mio unico dono, ma come posso pensare al mio regno se è sotto assedio? se lo si reputa solo come un mostrare, un emulo riflesso del mio Ego? Se leggi bene vedrai non solo il bambino ma un uomo che indugia su un comune accordo, uno che non si rinfranca mai della propria risonanza, che cerca, rintraccia, cambia direzione, bussa ad ogni tua porta, forte solo del dolore, ma mai che inverta la sua rotta, giacchè io posso solo raccontare, è il mio mestiere negletto, e raccontando m'innamoro, senza guadagno nè perdita invero, se l'amore è tornato, se scuoto remoto da me il fosco il solido della notte gelida di passione, se dal vetro sbiadito scopro del mio cuore incatenato me stesso che torna a testa alta, negli occhi l'inesplicabile pace se sono sicuro che sono amato, se mai mancherà la mappa che è sapienza e sintonia di un sentire comune infine edificato finchè morte non lo separi, perchè senza amore si rimane un bambino caparbio di impudenza e schivo, se questo bambino non conosce assonanza in lui non c'è nemmeno sapienza, se manca respiro all'amare si è restii alla danza che è mescolarsi al mistero ogni giorno che albeggia, legati agli accordi ed alle note, redenti se si è senza più difese, se la paura stessa è disfatta in un senso d'infinito, senza passato, senza domani, parole, parole, ma ecco la notizia risolutiva, l'apparente smacco, l'ultima compiaciuta perfidia del destino, visto che rigetto ogni compassione, visto che amo per come sono anche nella rabbia, ebbene sappi che io l'ho tramato questo epilogo, l'ho sospinto e cercato per metterti alla prova, grato al destino per questo epilogo che è sollievo, grato che non mi si rinfacci più il mio amare perchè vivo, quell'amare che so eterno, il solo per il quale avrò davvero strenuamente lottato contro ogni mistificazione, contro ingerenza e dominio. Ma da quest'orazione dico anche che non mi ritroverete per lungo tempo, giacchè anche io pago il mio scotto, seppure rida, rida di quanto ho ordito, un riso che rivolgerò alle strade anonime della mia disfatta, della mia diaspora perchè davvero sono Io l'ebreo errante, l'unico autentico che meriti questa nomea, senza risorse, senza patria, senza onore, l'autentico me infinito nel suo errare invano.

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