Che sdolcinata del cazzo sei. È chiaro che devi provare qualcosa, è innato. Poi se stai lì a rimuginarci troppo arrivi a credere che sia amore. Hai visto cosa succede agli uomini che amano? Perdono l'amore e poi non gli rimane più un cazzo.
-- Charles Bukowski

Nella moltitudine Wislawa Szymborska

Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c'è un mucchio di costumi:
di ragno, gabbiano, topo di campo.
Ognuno va subito a pennello
ed è portato docilmente
finché si consuma.

Anch'io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
dì molto meno separato.
Qualcuno d'un banco, formicaio, squame ronzante,
una scheggia dì paesaggio battuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d'erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
che per altri è buona.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se fossi venuta al mondo
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti buoni.

Poteva essermi tolta
l'inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa - ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno totalmente diverso.

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