
L'albergo era piccolo, discreto, il suo cuore era in tumulto, si diresse dal portiere, sapeva che non gli avrebbe chiesto nulla, si ritrovò tra le mani madide la chiave, n°26.
Salì le scale, adagio, senza fretta, le gambe le tremavano, il senso dell' equilibrio precario, la gola secca, non riusciva a pensare, tabula rasa, agiva e basta, il suo corpo era come quello di un automa ....andava solo.
La porta, il numero impresso, il cuore in gola, adagio mise le chiavi nella serratura, entrò, il buio l'avvolse.. i suoi sensi percepivano un buon odore, una musica dolce la catturò..
Non sapeva cosa sarebbe accaduto ora, sapeva cosa sarebbe successo dopo...
Avanzò adagio, attenta a non inciampare, in quell'ambiente estraneo che percepiva amico e sentì lui, la sua presenza..
Un brivido le attraversò il corpo.
Lui le diede la mano, era grande, calda, accogliente e la condusse adagio..
Era come tuffarsi nell'oceano, lasciarsi travolgere dal gelo rigenerante, dalle onde maestose, dall'idea di infinito, dall'esplosione di libertà.
In un gioco di mani inizio l'esplorazione ...
Dove la vista manca subentra il tatto...
Adagio le mani percorrevano le une il corpo dell'altro, si soffermavano, indugiavano, avanzavano...
In un gioco di olfatto percepivano gli odori di ogni piega della pelle...
e con il gusto assaporavano ogni centimetro del corpo dell'altro..
Era un lasciarsi cullare dalla musica, dai gemiti.
La testa era altrove, la razionalità fuori da quella stanza, dove solo gli istinti potevano albergare.
Mai aveva amato così, se di amore si può parlare..
Ogni parte del suo corpo partecipava attivamente a quel gioco di conoscenza,
così intimo, profondo, irripetibile
Tutto si consumò in quella stanza buia, dove i corpi si erano perfettamente fusi in un accordo unico, oltre i confini di ogni reale immaginazione.
La musica fini, si sentivano solo i loro respiri, l'ultima melodia, l'abbraccio si sciolse, giacevano i loro corpi sazi sulle bianche lenzuola non più immacolate..
Lei si alzò, socchiuse la finestra: la luce le regalò il suo volto sfatto dalla passione, il mascara le aveva tracciato sul viso buffi segni, del rossetto nessuna traccia, mai era stata così bella, appagata, felice, senza pensieri, senza rimorsi.
Si diresse al letto lungo la scia della luce fioca, lo cercò, lo abbracciò, lo guardò, era giunto il momento di vedere il colore dei suoi occhi per non scordarli più, per imprigionarli nei suoi..
Era il colore della terra madre, scuri , profondi, accoglienti....
3 commenti:
Ti prego continua....
Paola.
sembra il racconto di una momento, di una fantasia, di un sogno, forse di una vacanza breve dalla realtà. Mi ha colpito molto, una scrittura carnosa e carnale...
Aho Promè nun te sarai mica eccitato eh?
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